La cultura dell’affascinante e violaceo fiore di Croco, nella via delle spezie, affonda le sue radici in tempi remoti, tanto da essere già menzionata in un papiro egizio risalente al 1550 a.C. Virgilio, Plinio e tanti altri cronisti classici la citano spesso nei loro capolavori. Omero ne parla dell’Iliade, mentre i Romani erano soliti sciogliere lo zafferano nel vino, spruzzandolo nei teatri e utilizzandolo per ricoprire le strade al passaggio di principi ed imperatori.
Nonostante un duraturo disaccordo tra i vari storici riguardo le origini dello zafferano, oggi siamo certi che questa preziosa essenza arrivi direttamente dall’Asia Minore. Sbarcata successivamente in Tunisia, Grecia e in quasi tutta l’Africa settentrionale, diede vita ad un largo commercio di esportazione, lungo la cosiddetta via delle spezie.
Durante il VII secolo, si dice che furono gli Arabi a portare lo zafferano in Europa, attraverso la Spagna. Altri, invece, sostengono che a portarlo nel Vecchio Continente siano stati i Fenici, protagonisti di un vero e proprio monopolio nel commercio di quegli anni.
Un curioso giro di mezzo mondo, per un nome dalle tante versioni. Il nome spagnolo dello zafferano è “Azafràn”, il quale deriva appunto da quello arabo, “Al Zafaran” – traducibile come “giallo” –, tuttora in uso nella penisola Iberica e nelle Repubbliche Ispanico Americane. Il resto del mondo, invece, utilizza ancora l’antico nome persiano “Zaafran”, più o meno riadattato, che significa letteralmente “che ha stigmi d’oro”.
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Al centro del percorso, una delle spezie storicamente più preziose, lo zafferano: un fiore antichissimo, dai richiami ancestrali, citato dai grandi scrittori greci e più volte presente nelle pagine delle Sacre Scritture. Un’essenza di origini lontanissime, giunta in Occidente con gli arabi e diffusa in tutta l’Europa Mediterranea con usi e combinazioni molteplici.
Il rosso come fonte di energia. Espressione cromatica di una vitalità che genera l’inizio di un viaggio: dal seme al germoglio, dalla nascita alla vita.
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